Francesca e Farzaneh sono state volontarie del Mantello per un breve periodo nell’ambito di un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro. Con i loro 16 anni sono in assoluto le volontarie più giovani. Ecco come hanno vissuto la loro esperienza
Fare il volontariato è importante. Non ci avevo mai pensato, ma è un’esperienza che arricchisce tanto, non solo si dà ma anche si riceve (Francesca)
Francesca e Farzy frequentano l’indirizzo Scienze umane opzione economico-sociale del liceo Ariosto di Ferrara e hanno frequentato la terza Q. Nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, tra le realtà impegnate nel sociale loro presentate, hanno scelto di svolgere il proprio lavoro al Mantello.
Abbiamo scelto di lavorare al Mantello perché pensavamo di mettere maggiormente a frutto le competenze maturate a scuola. Per esempio, nell’esperienza concreta qui all’Emporio, abbiamo avuto conferma di uno dei risultati emersi da una nostra ricerca sull’immigrazione. Gli immigrati stranieri occupati in Italia e con elevato titolo di studio (laurea) spesso non svolgono lavori consoni con i sacrifici affrontati per la loro preparazione. Ad esempio qui abbiamo conosciuto un signore laureato in fisica in Marocco che a Ferrara fa il saldatore.
Francesca e Farzy dovevano svolgere 40 ore al Mantello a partire dal 6 maggio (giorno della raccolta alimentare all’ipercoop Le Mura, n.d.r.). Il CSV che gestisce l’Emporio ha subito ritenuto ottimale allocarle per il 50% del tempo al market e per il restante 50% all’accoglienza. Le due ragazze si sono alternate in tutti gli impegni loro affidati per cercare di imparare un po’ tutte le mansioni: dalla gestione della cassa alla gestione del magazzino, passando naturalmente per i servizi di accoglienza.
All’inizio eravamo molto seguite, poi ci hanno dato fiducia e abbiamo ricevuto la possibilità di lavorare in autonomia. Lavorando alla cassa abbiamo ricevuto una lezione di vita dal sistema di gestione dei punti. Ogni mese ciascun beneficiario può prendere prodotti corrispondenti a un numero di punti prestabilito. Un bambino voleva a tutti i costi il thè… ma se lui avesse preso il thè, la mamma non avrebbe potuto prendere la carta igienica. Il bambino ha fatto una scenata che ha messo a disagio la mamma…noi abbiamo riflettuto sul fatto che il bimbo fosse già abbastanza grande per comprendere di dover rinunciare senza fare scenate (e abbiamo riflettuto sul fatto che tutti i bambini dovrebbero essere educati a fare delle rinunce – anche se non per motivi contingenti – come esperienza di crescita).
All’accoglienza, Farzy e Francesca raccontano di aver fatto una grande esperienza di apertura. Sono state messe in condizione di partecipare ai colloqui con i beneficiari, di capire come mettersi in relazione con le persone, di tacere sempre e fare domande ai volontari dell’accoglienza solo quando sono andate via.
Stare all’accoglienza ci è piaciuto più di tutto perché ci ha messo maggiormente in gioco e ci ha consentito di mettere a frutto le competenze che stiamo acquisendo a scuola. Ci piacerebbe in questo ambito rifare l’esperienza al Mantello e anche fare le volontarie. Forse però dovremmo essere un po’ più mature perché ci vuole una grande empatia per capire le persone – anche quello che non dicono e che non hanno piacere di raccontare.